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Cosa nasconde realmente un disturbo alimentare?

disturbo-alimentare1I disturbi alimentari sono un modo per comunicare sofferenze e paure.
Perdite affettive importanti, abbandoni, abusi e traumi infantili: il cibo diventa l’anestetico che permette di non sentire la sofferenza, un’auto-cura per non pensare. In questo modo, però, il dolore permane e la vita non viene vissuta.
In Italia più di 3 milioni di persone ne soffrono, anche se il numero è in costante aumento. Nell’ 85% dei casi si tratta di donne adulte, adolescenti e bambine. Negli ultimi anni il fenomeno riguarda anche gli uomini.Cosa si intende per disturbo alimentare?I disordini alimentari comprendono numerose condizioni diverse. Le più note e comuni sono anoressia e bulimia nervosa.Anoressia nervosa
Una persona diventa anoressica quando, riducendo o interrompendo la propria consueta alimentazione, scende sotto l’85% del peso normale per la propria età, sesso e altezza. L’anoressia è conseguente al rifiuto ad assumere cibo, determinato da una intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
disturbo-alimentare2Spesso, una persona anoressica comincia con l’evitare tutti i cibi ritenuti grassi e a concentrarsi su alimenti ‘sani’ e poco calorici, con una attenzione ossessiva al contenuto calorico e alla composizione dei cibi e alla bilancia. Frequentemente i pasti vengono evitati o consumati con estrema lentezza, rimuginando a lungo su ogni boccone ingerito. Il corpo viene percepito e vissuto in modo alterato, con un eccesso di attenzione alla forma e con il rifiuto frequente ad ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso.
Diagnosticare l’anoressia non è sempre semplice in soggetti molto giovani, perché i cambiamenti fisici che accompagnano l’adolescenza e che comportano squilibri di peso e altezza possono mascherarne le prime fasi. Nei bambini, è più comune che l’anoressia si manifesti attraverso altri sintomi, come la nausea e il sentimento di non fame. Nelle ragazze, invece, uno dei sintomi più classici è l’interruzione del ciclo mestruale per almeno tre mesi successivi, sintomo che però non si applica a giovani adolescenti che ancora non abbiano avuto il menarca o, al contrario, alle ragazze che prendono la pillola anticoncezionale.
L’anoressia si manifesta in due modi:
• Restrizioni: riduzione costante della quantità di alimenti ingeriti
• Abbuffate e successiva eliminazione: vomito autoindotto, uso inappropriato di pillole lassative e diuretiche e iper-attività fisica.
La persona anoressica diventa così ossessionata dal cibo che la propria vita finisce con l’essere totalmente incentrata sulla questione alimentare, impedendo di provare interesse e entusiasmo verso qualsiasi altra cosa.Bulimia Nervosa
Una persona bulimica si abbuffa in modo molto diverso da quello che avviene quando normalmente si mangia troppo. Le caratteristiche tipiche del comportamento bulimico sono:
• Ingestione di una quantità eccessiva di cibo, a volte per un totale di diverse migliaia di calorie, in un arco di tempo molto stretto, per esempio nel giro di due ore, e solitamente di nascosto da altri;
• Sensazione di non poter smettere di mangiare e di non poter controllare il proprio comportamento;
• L’abbuffata è preceduta e seguita da uno stress emotivo molto forte.
Dopo aver mangiato in modo così eccessivo, la persona bulimica generalmente si sente in colpa e tende a punirsi vomitando, ingerendo pillole diuretiche e lassativi con l’intento di dimagrire. Se questo comportamento diventa ripetitivo, ad esempio si manifesta due volte alla settimana per tre mesi, si è di fronte a un chiaro segnale di disordine alimentare. Raramente, i pazienti bulimici non si infliggono alcuna punizione.
A lungo andare, un soggetto bulimico entra in una fase di depressione e di disgusto verso se stesso e cerca di occultare il proprio comportamento agli altri, anche se la propria forma e apparenza fisica finiscono con il diventare una ossessione permanente e con l’avere forti ripercussioni sulla propria autostima. Una persona bulimica può essere di peso normale, sottopeso o sovrappeso, diversamente da una anoressica che è sempre sotto peso. Inoltre, il peso di un soggetto bulimico può variare enormemente e oscillare, fatto che può essere utilizzato come sintomo dell’esistenza di un disordine alimentare.Oltre all’anoressia e alla bulimia, esiste anche un genere di disordine alimentare non definito. Non tutti i casi sono infatti esattamente descrivibili nell’arco dei sintomi tipici di anoressia e bulimia. Alcuni soggetti, ad esempio, iniziano con una forma di anoressia ma poi, incapaci di mantenere il basso peso, scivolano verso comportamenti bulimici. Secondo l’American Psychiatric Association, la metà dei pazienti anoressici finiscono con l’avere anche sintomi di bulimia, e in qualche caso i pazienti bulimici sviluppano comportamenti anoressici.

Cosa nasconde realmente un disturbo alimentare?

I disturbi alimentari sono un modo per comunicare sofferenze e paure.
Perdite affettive importanti, abbandoni, abusi e traumi infantili: il cibo diventa l’anestetico che permette di non sentire la sofferenza, un’auto-cura per non pensare. In questo modo, però, il dolore permane e la vita non viene vissuta.
In Italia più di 3 milioni di persone ne soffrono, anche se il numero è in costante aumento. Nell’ 85% dei casi si tratta di donne adulte, adolescenti e bambine. Negli ultimi anni il fenomeno riguarda anche gli uomini.
Questi disturbi non devono essere scambiati per malattie dell’appetito. Sono, infatti, disagi psicologici profondi. Attraverso il rapporto con il cibo – negato, cercato e rifiutato, o ingerito in quantità smodata – esprimono in modi diversi uno stesso bisogno: una disperata fame d’amore.
“L’anoressia e la bulimia sono il sintomo tangibile di un dolore che non si vede, di un disagio psicologico lungamente incubato, segno di una crepa nella memoria o nella vita famigliare. La persona anoressica e la persona bulimica sono come il gatto dei cartoni animati che inseguito dal grosso cane del quartiere si arrampica velocemente in cima a un albero, per cercare il rifugio e la protezione che non saprebbe trovare altrove. Da lassù guarda con sufficienza e sollievo ciò che dal basso lo minaccia. Da lassù è sicuro di avere un controllo totale, a trecentosessanta gradi, del mondo sottostante. In più, se scendesse dovrebbe anche fare i conti con ciò da cui si era messo al riparo”
(Fabiola De Clercq -1998- Fame d’Amore, Rizzoli).

Conseguenze fisiche e psicologiche

Gli effetti dei disordini alimentari sono molto pesanti, sia sotto il profilo fisico che quello psicologico.
Per quanto riguarda le conseguenze fisiche l’anoressia può portare danni molto gravi alla salute come insufficienza renale, alterazioni cardiovascolari, perdita dei capelli e dei denti. Spesso si verifica il blocco del ciclo mestruale che, se permane a lungo, può causare l’osteoporosi.
La bulimia, nonostante spesso rappresenti l’altro lato della medaglia delle persone anoressiche che non riescono più a controllare la fame, lascia sul corpo segni meno evidenti: per questo è più difficile da riconoscere rispetto all’anoressia. Le conseguenze della bulimia sono altrettanto devastanti sulla salute di chi ne soffre: il vomito autoindotto causa problemi gastrici, erosione dello smalto dentale, disidratazione, ipotalassemia e disfunzioni cardiache.
“Il vomito continuo con la conseguente risalita degli acidi gastrici fino alla bocca, provoca ulcerazioni all’esofago e consuma lo smalto dei denti; i capillari si rompono per lo sforzo del vomito e si verificano microemorragie; si gonfiano le ghiandole salivari; si soffre di calcolosi, dato che non si beve mai. Per via di squilibri ormonali la pelle si copre di una fitta peluria; le mestruazioni scompaiono perché l’organismo non può più permettersi di perdere liquidi e sali minerali; possono insorgere forme di osteoporosi”
(Fabiola De Clercq -1998-, Fame d’Amore, Rizzoli).
In chi soffre di obesità insorgono gravi danni alla salute quali patologie cardiocircolatorie e malattie metaboliche come il diabete. Possono essere seriamente compromesse anche la capacità di memorizzazione e concentrazione.
Le ripercussioni psicologiche, invece, comportano depressione, basso livello di autostima, senso di vergogna e colpa, difficoltà a mantenere relazioni sociali e familiari, sbalzi di umore, tendenza a comportamenti manichei e maniacali, propensione al perfezionismo.
Accade spesso oggi che accanto ai disordini alimentari vi siano anche altre sintomatologie come attacchi di panico, disturbi d’ansia, dipendenza da sostanze.
Le sintomatologie che più frequentemente convivono con i disturbi alimentari sono le seguenti:
Disturbi d’ansia. In questo caso l’ansia raggiunge un limite eccessivo, tramutandosi quasi in angoscia. La manifestazione più evidente è l’attacco di panico: palpitazioni, sudorazione, tremore, vertigini e fastidio al petto. Spesso si associa all’agorafobia, la paura di trovarsi in mezzo alla folla, e arriva a impedire le relazioni sociali.
Dipendenza da sostanze (alcol, droghe o farmaci). Anche in questo caso la sostanza rappresenta una soluzione illusoria rispetto a problematiche angoscianti. Nei suoi confronti si ha un atteggiamento ambivalente: droghe, alcol, farmaci, cibo sono amati e odiati. Ogni giorno si promette a se stessi di smettere senza però riuscirci e ogni fallimento getta in una depressione sempre più profonda.
Depressione. In genere i sintomi sono una perdita di interesse in ciò che si fa e una riduzione dell’energia accompagnate ad alterazioni del sonno e dell’appetito. Prevale un senso di disperazione e possono presentarsi anche pensieri di morte, che potrebbero portare ad un tentato suicidio.
Spesso è difficile riconoscere le risorse che possediamo per superare gli ostacoli della vita. Grazie alla figura dello psicologo-psicoterapeuta si trova un aiuto per riscoprire strumenti utili a prevenire ed affrontare questi nuovi sintomi.

Si può guarire?

La richiesta di ogni persona attraverso un approccio di cura basato sulla psicoterapia.
Il percorso inizia con dei colloqui conoscitivi: incontri preliminari con uno psicologo finalizzati a ricostruire insieme le possibili cause del disagio, a conoscersi e a creare il cammino di cura più idoneo.

disturbo-alimentare3jpgSegue poi una terapia individuale: un’esperienza relazionale significativa in cui ciascuno possa viversi, scoprirsi e mettere in parole la propria storia, co-costruendo un modo nuovo di vivere.

Inoltre, all’interno dell’équipe sono presenti anche la figura dello psichiatra per valutare un eventuale supporto farmacologico e quella del biologo nutrizionista per prendersi cura del corpo che soffre ed è teatro del difficoltoso rapporto con il cibo.

 

Dr.ssa Vanessa Tartaglia
Psicologa – Psicoterapeuta
tel. 0694844145 – cell. 3925338434
email:info@ccal.it
www.centroclinicoalbanolaziale.it